5 album che mi hanno aperto un mondo

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La musica è parte fondamentale della mia vita. Non sono mai stato un grande patito di calcio e sport come mio fratello ma, a un certo punto è arrivata lei: splendida splendente con i suoi ritmi, i suoi groove, i suoi stili. Mi ha portato via con sé come il mare porta via le scritte sulla sabbia.

È stato amore a primo ascolto e, tuttora, ne sono follemente dipendente.

Il mio amore per quest’arte è nato molti anni fa tra i dischi e le musicassette che ascoltavano i miei genitori: Franco Battiato, Lucio Battisti, Lucio Dalla e molti altri. Ricordo che quando ero piccolo avevamo uno di quei giradischi di moda negli anni ’70. Più che un giradischi era un vero e proprio mangia-dischi. Un oggetto magico, arancione, nel quale inserire questi “piatti di plastica” nera che tutti chiamavano “vinili”, io li chiamavo “musica”.

Con gli anni, questi strani oggetti hanno lasciato spazio ai nastri magnetici, le musicassette (MC). Per me era affascinante che da quei supporti potessero animarsi suoni e canzoni. Ne sono ad oggi estasiato.

“Cosa sarà mai passato nella testa degli inventori del vinile o della – cassetta -, quale mai saranno stati gli studi e come hanno fatto a capire che i solchi o le variazioni magnetiche avrebbero portato, tramite dispositivi appositi, a trasformare graffi e onde in musica?”

Come ti raccontavo, il mio passato come “fruitore” di musica è stato molto vario, oltre a album come “Fetus” di Battiato e “La batteria, il contrabbasso, eccetera” di Lucio Battisti ricordo la prima volta che ho incontrato nel mio cammino il primo CD.

Ero alla Metro, un negozio riservato ai commercianti, qui in provincia di Milano insieme ai miei genitori e a mio fratello. Usciti dal centro commerciale, mio fratello si è avvicinato a un carrello lasciato in disparte vicino a un posto auto. Al suo interno una confezione di plastica di circa una spanna per lato, alta più o meno mezzo centimetro.

Non sapevamo cosa fosse, al suo interno era riposto una specie di UFO, un disco di plastica da un lato luccicante come l’alluminio. La sua confezione però, ci diceva molto: era “qualcosa” che riguardava Eros Ramazzotti. Ebbene sì, questo è stato il mio primo approccio con un Compact Disc.

Da quel momento tutti i miei ricordi musicali si sono fatti più vivi. Ho ricordi di mio fratello che adorava i Guns ‘n’ Roses mentre io amavo i Queen, momenti nei quali la musica tecno di RexAnthony era “a palla” nelle casse dello stereo, quello che aveva 3 comparti per CD e che potevi “skippare” con un solo click.

Questi sono stati i primi momenti di un amore che, a differenza di molti altri, è rimasto accanto a me.

Ci sono stati molti album che mi hanno aperto un mondo ma, quelli che davvero mi hanno lasciato il segno si possono contare sulle dita di una mano.

Ecco quindi i 5 album che mi hanno aperto un mondo.

Strade di città – Articolo 31 (1993)

Copertina album Strade di città - Articolo 31Il primo disco, acquistato in CD moltissimi anni fa fu Strade di città degli Articolo 31.

In realtà non si tratta del primo disco ascoltato di questo duo. Li scoprii con l’album Messa dei vespiri, più precisamente con la popolarissima canzone “Maria, Maria” da lì la mia curiosità mi spinse ad ascoltare anche il loro album di debutto. Ne rimasi estasiato.

A differenza di Messa dei Vespiri (1994), Strade di città aveva delle sonorità più grezze, campionature autentiche di brani molto conosciuti e altri che mi hanno incuriosito e fatto scoprire moltissimi altri artisti fino a quel momento sconosciuti.

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Greatest Hits – Queen (1989)

Copertina dell'album Greatest Hits - QueenQuasi contemporaneamente ho avuto il gradissimo piacere di scoprire i Queen, più precisamente l’album Greatest Hits del 1989.

Era un periodo in cui io e mio fratello, che ha sempre avuto gusti musicali molto differenti dai miei, abbiamo avuto quello che ho sempre definito un “ricongiungimento musicale“. I Queen, insieme ai Guns ‘n’ Roses sono stati esattamente questo. Ci sfidavamo a colpi di “chi ascolta a più alto volume Bohemian Rapsody o Yesterdays” mentre facevano vedere in prima visione TV su Italia1 “Terminator“.
Che anni, che ricordi.

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Bleach – Nirvana (1989)

Copertina dell'album Bleach dei NirvanaGli anni ’90 sono stati gli anni del ritorno al rock, ma per me, che non avevo vissuto quello degli anni ’70, sono stati la mia iniziazione rock.

In prima media ho iniziato a suonare con una band con l’idea di spaccare tutto. Effettivamente ai tempi “spaccavamo”: suonavamo ovunque ci capitasse portando, all’inizio, brani cover e più avanti sempre più pezzi originali (ma questa storia ve la racconterò un’altra volta).

Una dei brani presenti sempre, nelle scalette di quegli anni, era “Smells like teen Spirit” dei Nirvana, disco che ascoltai per intero soltanto in prima superiore grazie a una mia compagna di classe di nome Ottavia, che mi prestò la sua copia dicendomi “mi raccomando, restituiscimelo che è originale“.

In realtà il disco che mi diede non era per niente originale ma una copia molto ben fatta tranne che per il nome stampato sul CD che, in bella vista, mostrava la scritta “Nevermind – Nirvavav”. Più che quel disco erano i Nirvana stessi che mi attraevano e l’album che mi ha lasciato il vero segno di questa band fu Bleach. Un disco acidissimo con distorsioni apocalittiche, batterie acerbe e un mood davvero cattivo per quel periodo. Li adoravo.

Dei Nirvana credo di aver acquistato decine e decine di dischi, dagli originali alle ristampe, bruciati, rotti, graffiati, bootleg e chi più ne ha più ne metta ma Bleach è stato quello che più mi ha emozionato.

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1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano – Area (1978)

Copertina dell'album 1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano! degli AreaIl primo strumento che ho iniziato a suonare (seriamente) è stato la batteria. Inizialmente dovevo essere un bassista ma, quando ho visto tutto quel ben di dio di tamburi e piatti non ho resistito.

Ho preso pochissime lezioni di batteria, un anno con il Maestro Marco Scarano e uno, molti anni più avanti con il Maestro Giovanni Giorgi.

Un giorno, alla fine di una delle lezioni settimanali, Marco si presento in sala prove con un album e mi disse “prova ad ascoltare questo“, lo guardai e gli dissi “ok, quando avrò un po’ di tempo“. Tornato a casa non ascoltai quel disco, quello che sarebbe diventato il mio disco preferito di sempre.

Qualche giorno dopo lo ritrovai buttato sul comodino, vicino allo stereo. Lo estrassi dalla custodia e lo inserii nel lettore. Mi esplose il cervello.

L’album era “1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!” degli Area.

Non avevo mai ascoltato nulla di simile e da quel momento mi innamorai follemente del prog rock, della fusion, del jazz e di tutte le sfaccettature che riuscivo a sentire in ogni singola battuta (quando riuscivo a contarle) di questo fantastico gruppo.

Dall’ascolto di quel disco ho cominciato a ricercare, a cercare di scoprire chi fossero gli Area, a studiare la voce di Stratos, a imparare a memoria tutte le note che uscivano fuori da quei dischi.

Gli Area e “1978” per me furono la svolta musicale.

Grazie a questo ascolto ho imparato a suonare la mia voce, ho seguito dei master sulla voce con l’insegnante di Demetrio Stratos Tran Quang Hai e con il coach Albert Hera, e qualche tempo fa ho registrato il singolo “Daddy’s Dream” con Walter Calloni (batterista degli Area nell’album “Maledetti”) e una versione live di “La Mela di Odessa (1920)” con il Maestro Patrizio Fariselli durante il format Ti Aspetto Sul Tetto.

Puoi acquistare l’album “1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!” degli Area in CD e vinile a questo link: https://amzn.to/2M7jFAd

Viaggio senza vento – Timoria (1993)

Copertina dell'album Viaggio senza vento dei TimoriaIl quinto e ultimo album (di questa lista) che mi ha aperto un mondo è stato, indubbiamente, “Viaggio senza vento” dei Timoria.

Ho scoperto i 5 ragazzetti bresciani grazie alla band con la quale suonavo. In scaletta ai tempi, oltre alla sopracitata “Smells” c’era anche la mitica “Senza vento“, la canzone di apertura dell’album “Viaggio senza vento“. L’ho amata grazie alle batterie di Diego Galeri precise e potenti come un orologio svizzero. Mi sono appassionato parecchio ai Timoria, tanto che le prime note che ho imparato alla chitarra furono proprio quelle di questo album. Negli anni ho anche avuto il piacere di conoscerli, di diventare grande amico di Omar Pedrini e Diego Galeri, scambiare quattro chiacchiere con Francesco Renga, con Il Maestro Ghedi e Illorca.

Ho suonato in diversi live con Omar: all’Ohibò, al TNT Club e durante le presentazioni dei suoi libri a La Scatola Lilla oltre che registrare con lui uno dei miei brani di prossima uscita “Io che”.

La mia gioia più grande si è avverata alla fine del 2019 quando sono stato invitato proprio da Omar a partecipare al live di chiusura del tour del XXV anniversario dall’uscita dell’album “Viaggio Senza Vento” al Fabrique di Milano. Li, insieme a moltissimi colleghi ho cantato uno dei brani dell’album: Freedom, brano che, insieme a molti altri di quella serata speciale sono entrati a far parte dell’album “Timoria – Viaggio senza vento – Live in Milano” (Universal).

Puoi acquistare Viaggio senza vento (25° anniversario) dei Timoria in CD o vinile a questo link: https://amzn.to/39ooj5u

Per comodità vi ho inserito i link dove potete trovare gli album dei quali ho parlato, ma mi farebbe piacere se mi segnalaste qualche negozio fisico dove potermi ancora perdere nella musica.

 

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